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Letteratura Working Class: che cos’è e perché è ancora fondamentale? – Intervista ad Alberto Prunetti

Di cosa parliamo quando nominiamo la letteratura working class? Che cos’è realmente? E a cosa serve?
Queste alcune delle domande che sorgono spontanee dopo la lettura di “Amianto” e “108 Metri”, due dei tre libri della trilogia sulla Working Class ideata da Alberto Prunetti, il quale è al lavoro sull’ultimo capitolo.
In queste due opere l’autore, originario di Piombino, racconta il mondo della classe lavoratrice a partire dalle proprie esperienze di vita e da quelle di chi gli è caro, ovvero suo padre.
Dai racconti paterni sulla fabbrica in “Amianto”, al desiderio espresso in “108 Metri” di una vita migliore e di evasione da un contesto sociale opprimente, che spinge l’autore a impegnarsi in un percorso di studi e ad andare a lavorare in Inghilterra.
Ci dicono che la classe lavoratrice non esiste più, ma gli operai continuano a morire.
Forse non esiste più come si intendeva in passato, ma sussiste ancora, in una forma diversa e sotto un nuovo tipo di sfruttamento: si sposta incessantemente dalla produzione alla logistica e ai servizi, ed ogni anno di più è rappresentata da immigrati e donne che oltre al lavoro di cura e riproduzione sociale sono anche produttrici. Lavoratori e lavoratici nel mondo delle pulizie e dell’assistenza a casa, fattorini in bici che trasportano il cibo, corrieri illusi dalla promessa della gig economy di poter essere i capi di se stessi, quando invece il ricatto diviene ancora più forte a causa della privazione di ogni tipo di tutela e diritto.
Ecco allora che scopriamo la genesi e le caratteristiche di questa nuova working class, che non è scomparsa o estinta, ma si è solo mutata in un mondo in cui il capitalismo stesso si reinventa continuamente per non morire mai.
E’ ancora fondamentale allora una letteratura working class che parli di questi cambiamenti, che li analizzi e che li faccia diventare terreno di scontro.
E’ necessario che i componenti di questa nuova classe lavoratrice definita sempre più fluida e smart, prendano in mano la propria storia e siano loro a raccontarla, partendo dal proprio corpo e dal proprio vissuto nell’ottica “do it yourself” propria del femminismo e del punk, facendo in modo che nessuno possa appropriarsene e distorcerla a suo piacimento.

A fronte dell’improvvisa e straordinaria crisi sanitaria che ci troviamo a vivere, l’edizione di quest’anno del festival in memoria di Francesco Lorusso è stata posticipa a data da destinarsi, nella speranza di poter recuperare il prima possibile tutte le attività programmate.

In attesa di poter riproporre le iniziative che avevamo in cantiere, proponiamo un’intervista ad Alberto Prunetti, relatore del dibattitto “Letteratura Working Class: che cos’è e perché è ancora fondamentale?” e autore dei libri “Amianto” e “108 Metri”.

Di seguito l’intervista integrale e un breve riassunto scritto:

Chi scrive lo fa sempre per conto di una classe, anche quando si ostentano pretese di universalità. E’ questo il punto di partenza di Alberto Prunetti che, nei suoi libri “Amianto” e “108 Metri”, porta avanti un processo ricostituzione di immaginario della working class, analizzando quelle che sono le sue condizioni passate e presenti.
Storicamente sono pochissimi gli esempi in cui gli operai siano riusciti a parlare senza farsi raccontare da altri: molto spesso, anche all’interno della letteratura industriale, le storie non venivano realizzate direttamente da operai, ma erano scritte da intellettuali progressisti che, costituendo un punto di vista esterno, coglievano esclusivamente gli aspetti oggettivi della loro condizione sociale, lasciando fuori ogni elemento personale e quotidiano. Da qui nasce nel cuore dell’autore la necessità di «regolare i conti» con la narrazione della propria classe, di iniziare a «raccontare queste storie con la nostra voce», di portare le testimonianze dirette di chi nella classe operaia c’è nato, cresciuto e da cui in fin dei conti non si è mai emancipato.
Ci ripetono che il mondo operaio sia giunto al termine, ma soprattutto in questi giorni emergenziali si palesa l’esistenza della working class, costituita da tutti quei precari che continuano ad essere costretti a lavorare e a mettere a repentaglio la propria salute. La ricostruzione diretta di un nostro immaginario di classe deve servire a creare maggiore consapevolezza delle proprie condizioni e, successivamente, a trasformare queste ultime in terreno di scontro e di conflitto sociale.
«Se non ci raccontiamo da soli, ci raccontano loro, ci raccontano gli altri. E i risultati spesso sono fuorvianti perché ci raccontano come vittime, quando invece vogliamo essere protagonisti delle nostre storie e dei nostri conflitti».

Chi è Alberto Prunetti?
Scrittore e traduttore, ha vissuto per un anno e mezzo in Inghilterra, lavorando come cleaner, pizza chef e kitchen assistant. Tra le sue opere: “Amianto. Una storia operaia.” (Edizioni Alegre 2014) “108 Metri. The new working class hero.” (Laterza 2018)

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