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ALTRO CHE MELE MARCE, QUI C’È UN ALBERO DA SRADICARE

In questi giorni stiamo vedendo l’inchiesta nei confronti dei carabinieri di Piacenza sulle testate di tutti i giornali e le retorica che ovviamente va per la maggiore è che gli indagati non siano altro che delle “mele marce”, che si sono mascherate da servitori dello Stato per perseguire i propri scopi illeciti, come se non avessero nulla a che fare con l’essere carabiniere, come se si fossero infiltrati tra quelle vesti solamente per avere una copertura, come se l’unico obiettivo fossero i soldi, come se fossero i personaggi di una serie televisiva di Netflix. Del resto è così che loro stessi si sono descritti dopo aver pestato a sangue un ragazzo, la cui origine africana bastava a giustificarne l’arresto.Nonostante tutto questo i titoli degli articoli fanno comunque riferimento al pentitismo, a degli “errori”, allo stress e all’ansia che stanno passando i carabinieri di Piacenza. Delle condizioni di tutte le persone di cui hanno abusato e delle 40 arrestate senza alcun motivo non c’è invece interesse. Si parla di “trans migranti che vendevano gratuitamente il proprio corpo” quando si fa riferimento a degli stupri, perpetuati sfruttando la propria posizione di potere per costringere delle persone ad avere rapporti sessuali non consensuali, tramite il ricatto dell’arresto e dell’estradizione. Mentre le condizioni del ragazzo pestato sono state descritte da chi lo ha riempito di botte, che ovviamente ha diagnosticato una accidentale caduta durante l’inseguimento.


Il ruolo delle testate giornalistiche si conferma essere sempre il solito e non ci stupisce, ma visto che si parla tanto di frutta parliamo realmente di cosa sia frutto il comportamento dei carabinieri. La realtà che si cerca di nascondere con le solite narrazioni tossiche è che questi soggetti non sono altro che il prolungamento delle relazioni di dominio e di sfruttamento che ammorbano il mondo. Ci si è concentrati tanto sui soldi fatti con lo spaccio, sui volti di questi soggetti, come se fossero delle eccezioni da ricordare, come se a poche facce fosse ascrivibile la violenza strutturale che le forze dell’ordine perpetrano ogni giorno; mettendo in secondo piano la violenza razzista, sessista e machista che hanno agito tra torture, estorsioni, pestaggi e stupri, perpetuata grazie alla consapevolezza di essere figure autorevoli con alle spalle uno Stato che servendo ti proteggerà, perché si comporta al tuo stesso modo. Bianchi,etero, con posizioni di prestigio e soldi, soggettività che vivono nella convinzione di poter fare quello che vogliono.

I segni delle manganellate date alle spalle del ragazzo aggredito a Venezia per una battuta sui fatti di Piacenza


Di esempi ne abbiamo fin troppi, basti pensare a quanto accaduto a Venezia qualche sera fa, dove un ragazzo è stato aggredito da due carabinieri perché stava parlando dei fatti di Piacenza. Basti pensare all’accanimento giudiziario contro gli/le antifascist@ che il 10 febbraio 2018 manifestavano tra le vie di quella stessa Piacenza per impedire l’apertura di una sede di Casapound e che cacciarono la celere, atterrando un carabiniere; basti pensare all’avvocatessa che difendeva quelli stessi manifestanti, che quel giorno avevano marciato determinat@ per un mondo nuovo, libero dalle relazioni di dominio, e che ricevette messaggi intimidatori da parte di forze dell’ordine che le intimavano di smettere di difendere dei “terroristi”, perché anche lei sarebbe stata trattata come tale e avrebbe avuto “telefoni sotto controllo e telecamere in camera” […] “la procura nazionale antimafia e antiterrorismo vi tiene già d’occhio”.

Lo screen dei messaggi intimidatori ricevuti dall’avvocatessa

Del resto non è una novità che la lotta alle mafie sia utilizzata come strumento propagandistico e giustificatore di qualunque tipo di azione da parte dei corpi di polizia, come non lo è il fatto che l’amore tra fascisti e polizia sia qualcosa di indissolubile. Se infatti le forze dell’ordine scortano e difendono i fascisti, come accaduto a Torino, quando qualche mese fa durante una contestazione in università un ingente dispiegamento di celere ha caricato chi voleva impedire un volantinaggio dell’organizzazione xenofoba, razzista e sessista FUAN, non stupisce che l’avvocato difensore di alcuni dei carabinieri coinvolti nei fatti di Piacenza sia un ex candidato di Forza Nuova.

Nel centro l’avvocato difensore di alcuni dei carabinieri arrestati, nonché ex candidato con Forza Nuova


Per questo è sbagliato parlare di mele marce. La realtà è che il problema è sistemico, l’esistenza stessa di corpi di polizia di ogni sorta è incompatibile con una società giusta e libera dalle relazioni di dominio. In questo quadro si inserisce anche il sistema giudiziario, la cui funzione è da un lato la repressione di chi si oppone allo status quo e la tutela di chi dirige lo Stato – industrie e multinazionali- e di chi ne garantisce gli interessi -funzionari politici e forze dell’ordine- dall’altro. A noi non interessa vedere poliziotti in tribunale e non ci interessa vederli in carcere, sappiamo quale sia la funzione di quei luoghi e vorremmo vederli distrutti. Il problema è molto più ampio e va risolto alla radice, rivoluzionando la società e le sue relazioni di dominio patriarcale, razzista e colonialista sulla vita, distruggendo le gabbie e contrattaccando l’oppressione capitalista e le sue diramazioni.


Come gridano a gran voce le lotte e i movimenti transfemministi, non abbiamo bisogno del frutto armato del sistema che combattiamo per sentirci sicur@, perché da cosa esattamente ci starebbero difendendo se non dalle riproduzioni dominatrici di quello stesso sistema, di cui anche loro fanno parte e che ogni giorno difendono, rappresentano e riproducono? Loro sono nemico, sono dominazione, sono l’ordine costituito e ciò che lo difende, i tasselli di un muro da abbattare, le maglie di quella rete che ci soffoca come accade ai pesci incastrati nella plastica che le multinazionali riversano negli oceani.Ma se grazie al Covid-19 si sentono ancora più sicuri del loro potere, di essere padroni delle strade e di poter decidere cosa farne di noi, è arrivato il momento di tagliare quella rete e andare oltre. Perché il grido strozzato di George Floyd è latente in tutt@ noi e come ci hanno mostrato le rivolte negli U.S.A, contrattaccare e immaginare un mondo nuovo, dove i corpi di polizia vengano smantellati e le ricchezze investite in quell’ apparato vengano redistribuite, è possibile.

Togliere l’acqua al frutteto (immagine di xenorappresaglia memetica cosmica)

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