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Space wars – la guerra per gli spazi continua, da The Student Hotel agli studentati

Se anche la tua permanenza in studentato ti lascia sbalordito/a, ti rende la vita diffcile, o la trovi piena di ingiustizie, condividi con noi la tua esperienza scrivendoci alla pagina!

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Sono ormai passati mesi da quando le nostre vite sono state sconvolte dall’arrivo della pandemia da COVID 19. Vivere a Bologna come universitari ed universitarie (e non solo) non era facile neppure prima, figuriamoci adesso.
I lavoretti stagionali, quelli nei pub, nei teatri come facchini dello spettacolo e tanto altro sonno stati spazzati via, le casse integrazioni non arrivano e in ogni caso la maggior parte di noi non ha mai avuto potere contrattuale, vista la precarietà delle proprie assunzioni.
In tutto ciò Università, città e regione a singhiozzi ci hanno cosparso di briciole in questi mesi, credendo di aver risolto i nostri problemi, con piccoli palliativi e soluzioni aleatorie o totalmente inutili – la distribuzione di sim con connessione dati internet a neanche un decimo della popolazione studentesca bolognese, bonus affitti dati ai proprietari di case invece che agli inquilini, per non parlare della famosa didattica mista o dei servizi terribilmente rallentati delle biblioteche per il prestito libri – e oltre al danno di questa situazione anche la beffa: tasse da pagare senza alcuna riduzione, more fin dal giorno successivo del termine di pagamento, isee da presentare in riferimento a due anni fa (già prima non era affatto opportuno, figuriamoci in un momento in cui abbiamo visto cadere a picco i redditi nostri e dei nostri genitori nel giro di un paio di mesi), borse di studio concesse a chi, in questi mesi difficili, è riuscito – nonostante la mancanza di servizi e le condizioni psicofisiche di questo periodo –  a guadagnarsi cfu a sufficienza per ‘meritarsela’ e studentati con posti dimezzati, senza altre soluzioni abitative adeguate alle tasche di studenti e studentesse borsisti e non.

Dopo mesi di critica forte alla gestione della pandemia da parte dell’università, che ha proseguito indisturbata nella sua corsa alle vette dei ranking europei per ricevere riconoscimenti internazionali come polo universitario d’avanguardia, mesi passati a studiare in piazza, dopo le manifestazioni avvenute contro il modello di città e di ‘diritto allo studio’ rappresentato dallo Student Hotel, vediamo la situazione non mutata, anzi peggiorata.
Quella degli studentati di lusso come risposta all’emergenza abitativa, ormai strutturale a Bologna, insieme alla gestione di Er.go degli studentati rende sempre più palese il disinteresse e l’indisposizione delle istituzioni universitarie ad accogliere in questa città e nelle proprie università studenti e studentesse di reddito medio basso, per i quali è sempre stata una lotta continua per potersi guadagnare il diritto allo studio, che per definizione dovrebbe essere qualcosa di accessibile e garantito a tutte e tutti.

Piazza Studio Autogestita in Piazza Scaravilli
15/06/2020
Blitz in Rettorato “Vogliamo risposte!”
17/06/2020
Piazza Studio Autogestita in Via Zamboni
7/10/2020
Manifestazione “Questa casa non è un hotel”
1/10/2020
Manifestazione “Questa casa non è un hotel fase 2”
Cariche della polizia contro il corteo determinato a raggiungere The Student Hotel
15/10/2020
foto di Michele Lapini

In una situazione di questo tipo, l’università ed Er.go si propongono di costruire un nuovo studentato, disboscando il Bosco degli Svizzeri in zona Lazzaretto (quindi espellendo dal centro cittadino chi ne usufruirà e tra chissà quanti anni), al posto che guardarsi intorno e ‘accorgersi’ dell’abbondanza di stabili vuoti che potrebbero diventare la casa di molti e molte. Oltre a ciò rendono la vita in studentato sempre più difficile per chi vi alloggia. Ci ricordiamo delle condizioni igienico sanitarie precarie di questi luoghi ammesse dagli stessi rappresentanti di Er.go all’inizio della prima ondata di pandemia, quando veniva ‘consigliato’ agli studenti e alle studentesse di tornare nelle proprie città di origine. Condizioni palesatesi ancora una volta con il dimezzamento dei posti disponibili e con le misure che dovrebbero regolamentare la vita di chi abita lo studentato.
In queste settimane abbiamo visto susseguirsi situazioni paradossali all’interno di queste strutture, come studenti e studentesse puniti da Er.Go per aver prestato aiuto a chi aveva avuto dei malori, ospitandoli nella propria stanza, come se la soluzione ad una pandemia globale sia realmente l’individualizzazione di chi attraversa i luoghi universitari e non la solidarietà, la cura collettiva e soprattutto l’apertura, l’ampliamento e la sanificazioni degli spazi.

Ciò che vogliamo non è tirare a campare, non è accontentarci delle briciole che ci vengono spacciate come il vero e proprio pasto. Ciò che vogliamo è creare dal basso un modello di università accessibile a tutte e tutti che non lasci nessun* indietro nel nome della valorizzazione dell’istituto universitario. Ciò che vogliamo è un’università che tenda sempre di più alla gratuità e che sia realmente garante del diritto allo studio per tutti e tutte, indipendentemente dal reddito di ciascun* di noi. Ciò che vogliamo è una città disposta ad accogliere chiunque e non solo chi ha la possibilità di pagare una stanza singola 700 euro in uno studentato di lusso. Il lusso lo vogliamo anche noi: lo studentato gratuito lo vogliamo per tutti e tutte, ma alle nostre condizioni.

Vogliamo il pane ma vogliamo anche le rose!

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