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Occupata Oberdan 16!

Con l'occupazione di Oberdan 16, diciamo basta all'indifferenza nei confronti delle nostre necessità, alla brutalità delle nostre condizioni e alle retoriche del sacrificio che ci propugnano. Oggi, entriamo in questo stabile perché vogliamo una Vita Bella.

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Non si può morire di norma!

Ogni suicida in questo mondo è un morto ammazzato dal sistema, e ci troviamo – ogni giorno di più- distruttə dalla consapevolezza che a morire è sempre la nostra gente. È il futuro che ci uccide, lo sfruttamento, la paura; è l’aspettativa che ci uccide, l’incasellamento, la conformità; è la …

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L’UNIVERSITA’ SIAMO NOI! ASSEMBLEA ONLINE

Esattamente un anno fa il nostro mondo si è fermato, un lockdown generalizzato ha congelato le nostre esistenze. Nonostante questo stand-by, nonostante il fatto che la pandemia non sia stata solo una costante minaccia alla nostra salute fisica ma abbia anche comportato un carico di stress, paura e sofferenza non indifferenti, nonostante la crisi sanitaria, che è stata ed è anche economica e sociale, la nostra università, nel nome del proprio prestigio, ha continuato ad imporre ritmi produttivi che non hanno mai smesso di essere frenetici.

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L’UNIVERSITA’ SIAMO NOI! – ASSEMBLEA ON-LINE

Esattamente un anno fa il nostro mondo si è fermato, un lockdown generalizzato ha congelato le nostre esistenze. Nonostante questo stand-by, nonostante il fatto che la pandemia non sia stata solo una costante minaccia alla nostra salute fisica ma abbia anche comportato un carico di stress, paura e sofferenza non indifferenti, nonostante la crisi sanitaria, che è stata ed è anche economica e sociale, la nostra università, nel nome del proprio prestigio, ha continuato ad imporre ritmi produttivi che non hanno mai smesso di essere frenetici.

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IN MENSA C’ERAVAMO TUTT*!

Ieri si è svolta la seconda udienza del processo, cominciato lo scorso 2 febbraio, a 23 studenti che parteciparono alle mobilitazioni contro il caro-mensa nell’autunno del 2016. Eravamo in centinaia ad affollare piazza Puntoni, e mentre al tempo provarono a chiuderci con lo schieramento della polizia, oggi quelle stesse ragioni vengono portate in Tribunale. Ma ripercorriamo velocemente che cosa è successo. I prezzi della mensa universitaria, appaltata alla società privata Elior, erano – e sono rimasti – tra i più altri su tutto il territorio nazionale. Proprio per avere dei servizi fondamentali ad un prezzo accessibile, dal 2014 si avviò una mobilitazione che rivendicava l’adeguamento dei prezzi allo standard nazionale, permettendone così un accesso garantito a tutti gli studenti. Di fronte alla latitanza di Er.Go e UniBo, la pratica dell’autoriduzione dei prezzi divenne il mezzo con cui centinaia di studenti e studentesse indicarono una soluzione concreta ad un bisogno concreto. «Oggi 3 euro possono bastare» era quello che cantavamo e quello che volevamo. Quindi la risposta della giunta Ubertini, nell’ottobre del 2016, fu la militarizzazione della mensa universitaria tramite l’ausilio delle forze di polizia. Teste rotte dai manganelli, cariche, caccia all’uomo in mezzo al traffico di via Irnerio, fermi, arresti, la zona universitaria presidiata come fosse una zona di guerra da camionette di polizia. Poi ci furono le accuse. Estorsori! violenti! – sic. I capi d’accusa sono pesanti quanto grotteschi, un castello di carta montato nella ricerca di un reato associativo mai concesso neanche dai giudici. E come non citare la doppia pena inflitta dall’UniBo ad alcun* denunciat, sospendendol per sei mesi dalle attività didattiche. Questa è un pratica che piace molto al Magnifico Rettore, che da allora ha usato, e tutt’oggi continua a usare come minaccia contro studenti e studentesse. Una prassi grottesca, tramite la quale Unibo si erge a giudice e dichiara arbitrariamente colpevoli, decretando una sospensione tramite un criterio che segue la logica del “colpevole fino a prova contraria”.

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LA VOSTRA ETICA NON CI APPARTIENE – Contro il sopruso della doppia pena

La zona universitaria per noi deve essere un luogo di confronto e di libera espressione in cui, interagendo e autorganizzandosi, si possa portare dal basso una proposta di università che vada a scardinare le concezione vigente, e che la renda non un luogo vuoto e di passaggio, rigidamente controllato in cui si viene puniti nel momento in cui non si rispetta “l’etica” imposta dall’alto. Schierandoci contro sia all’etica così intesa da Unibo sia contro questa insensata doppia pena, vogliamo essere in strada anche a sostegno di chi sta venendo processato con l’accusa di aver lottato per una condizione di vita migliore. Invitiamo quindi tutti e tutte a prendere parte al presidio in piazza Puntoni davanti alla mensa martedì alle ore 14.00 per dimostrare ancora una volta la nostra solidarietà e la nostra determinazione.

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La risignificazione dell’università parte da qui, parte da noi!

Ad un anno dall'evento che ha sconvolto le nostre esistenze e che ha messo in luce le contraddizioni latenti dei mondi che viviamo, ci ritroviamo ancora smarritə nella sofferenza cercando, a fatica, di continuare ad immaginare modi di vivere differenti che, nonostante la normalizzazione del dolore impostaci, riescano ad essere possibilità reali e non fantasie utopiche. L'università, uno di questi mondi, accantonata dal dibattito pubblico istituzionale è diventata per centinaia di migliaia di studentə, professorə, ricercatorə, dottorandə un non-luogo ancora più invivibile di quanto già non fosse prima della pandemia. L'ottica utilitarista e pienamente funzionale all'accesso al mondo del lavoro - a patto di eccellere e sgomitare - che l'universo formativo ha, non ha fatto che diventare ancora più palese. Ultima testimonianza di ciò sono le bozze di recovery plan messe in campo dal governo Conte e approvate dall'attuale governo Draghi. Ma l'Università è altro, l'università è tempo, è esistenze, è sete di socialità, di legami, di arricchimento. Ci chiediamo da mesi quali siano le modalità in cui poter risignificare anche con la pratica i luoghi universitari, il sapere, la conoscenza e la passione, continuando a tenere al primo posto la salute collettiva. Le risposte sono state fin da subito l'autogestione, l'autorganizzazione, l'autotutela, che combinandosi con i bisogni e i desideri delle soggettività che attraversano l'università creano spazi di possibilità, di azione, di bellezza. Per questo nasce, già sull'inizio dell'estate 2020, Piazza Studio Autogestita (https://cuabologna.it/2020/06/25/non-ci-accontentiamo-delle-briciole/), un modo di ritrovarsi, di confrontarsi di nuovo e di protestare per le ingiustizie subite fino ad allora, e che purtroppo non sono mai cessate, nonostante i lunghi mesi in cui momenti di agitazione, azione, iniziative in rettorato si sono susseguiti.

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Lezioni in piazza studio autogestita #1 – Politiche del confine

Lezioni in piazza studio autogestita #1 Politiche del confine: filosofie e policy della migrazione e la sua repressione Ne parliamo con: Sandro Mezzadra, docente di Filosofia politica presso l’Università di Bologna Michele Lapini, fotografo (Internazionale, La Repubblica, L’Espresso) Conoscenze e abilità da conseguire (se ne si ha voglia): Obbiettivo della …

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Borse di studio e CFU – Unibo: dopo un anno a che punto siamo?

Le varie Università italiane, per come sono strutturate, ogni anno stanziano dei fondi che verranno destinati ad essere contributo economico per chi è iscritto all’ateneo ed ha problemi di reddito, così da garantirne l’accesso allo studio, o meglio, per aumentare il proprio numero di iscritti. Il sistema delle borse di studio, infatti, non consiste in un aiuto economico per chi lo necessita senza alcun tornaconto, ma si basa su dei principi di ricatto e su un funzionamento che deve giovare solamente l’università stessa e non chi l’ attraversa.

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