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FRANCESCO LORUSSO VIVE NEL CUORE DI CHI LOTTA!

L’11 marzo di 43 anni fa Francesco Lorusso, studente di Medicina e militante di Lotta Continua, venne crudelmente strappato alla vita da un colpo di pistola infertogli delle forze dell’ordine.

Quella mattina si era recato con tanti compagni e tante compagne all’istituto di Anatomia, in cui Comunione e Liberazione stava tenendo una propria assemblea a porte chiuse, respingendo con la forza i compagni del movimento che provavano ad entrare. L’intervento di polizia e carabinieri non si fece di certo attendere, con numeri e modalità palesemente spropositate rispetto alla situazione: arrivarono con cellulari, gipponi e camion, e mentre un primo gruppo si schierava a difesa dell’istituto istituto in questione, un secondo gruppo caricò inaspettatamente e ferocemente i compagni in strada. Questi ultimi, che intanto erano aumentati di numero, risposero alle manganellate della polizia con il lancio di sanpietrini e molotov, dimostrando in maniera compatta di non volere arretrare.
Una volta messi in salvo gli studenti appartenenti a CL, la polizia si ritirò rapidamente dal luogo dello scontro ed il conflitto iniziò a diramarsi per le strade del centro
storico.
Da un autocarro dei carabinieri bloccato all’incrocio di via Mascarella scese un agente che iniziò a fare fuoco ad altezza uomo, qui Francesco venne colpito trasversalmente al fianco sinistro, morendo accasciato di fronte al civico 37.

Da quel giorno le strade della Zona Universitaria e di tutta la città urlano il suo nome, perché episodi come questo non devono esseredimenticati, perché la morte di un* compagn* rimane una ferita inguaribile nel cuore di chi lotta. Ogni anno ricordiamo Francesco concortei, iniziative, dibattiti, infondendo il suo animo rivoluzionarionei conflitti di oggi e di domani, facendo rivivere la sua determinazione nella nostra quotidianità di militanti.

Pensiamo che la memoria storica viva in tutti i momenti in cui è in grado di comunicarne il valore e l’importanza, in questo difficile contesto sociale in cui ci troviamo a vivere pensiamo che vada rifuggito in ogni modo il pericolo di utilizzare la memoria storica come esercizio di autonarrazione.
La memoria di Francesco vive in ogni momento di lotta, conflitto e immaginazione di un mondo nuovo.
Quando siamo stati fuori dal carcere, al fianco dei detenuti in rivolta, lì era viva la memoria di Francesco.
Per questi motivi ci siamo recati solo con una piccola delegazione sotto la lapide in via Mascarella, consapevoli del fatto che la memoria non deve essere lasciata alla pura ritualità di una data, ma vada riaffermata in ogni singolo frammento del nostro vissuto.
Anche se non fisicamente, oggi come 43 anni fa, davanti a quel civico infame c’eravamo ancora tutt* a gridare all’unisono la nostra rabbia ed il nostro dolore per l’uccisione di un amico, di un compagno, di un militante, di un rivoluzionario!

FRANCESCO VIVE!

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