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2001-2020 – CARLO VIVE, I MORTI SIETE VOI!

Sono passati diciannove lunghi anni dalle torride giornate di quel luglio 2001 a Genova, le giornate in cui in otto, i rappresentanti degli ‘stati più industrializzati’ si riunivano per discutere delle politiche economiche che avrebbero coinvolto l’intero pianeta.
Diciannove anni dalle torture della polizia, dall’uccisione di Carlo, che per sempre avrà 23 anni e che credeva in un mondo diverso, non fatto di ridicole riunioni in cui in pochi dettano legge, di falsa democrazia, di sfruttamento, di razzismo, di patriarcato.
Diciannove anni da un momento in cui la violenza strutturale di un sistema-mondo che affama e depreda si è manifestata in tutta la sua brutalità.

Già allora i movimenti più vari avevano messo in guardia rispetto a tutto ciò che oggi, alla luce di una pandemia globale è chiaro a tutt*: il modello di sviluppo che sacrifica territori e popolazioni, che permette che in 8, seduti attorno ad un tavolo, discutano delle sorti di tutto il vivente, era insostenibile già allora, figuriamoci adesso.

In quelle giornate di lotta e di rabbia infinita si delineava già ciò che fino ad oggi si sarebbe concretizzato ogni giorno di più: l’economia neoliberale delle diseguaglianze è legge imperante, uccide e reprime. È più che mai palese che non è un mondo fatto in questo modo quello che potrà continuare ad esistere.

La rabbia di allora e il coraggio di chi ha deciso di violare la zona rossa, di assediare una Genova completamente militarizzata, che cambiava il suo volto per ospitare i potenti del mondo, sono forza collettiva che nelle lotte prende vita, che nei passi che facciamo ogni giorno ci ricorda la necessità di cambiare l’esistente e quanto sia ingiusto vivere in un sistema che non abbiamo voluto e contro cui, in quelle giornate di luglio, si è lottato fino allo stremo delle forze.

A Carlo Giuliani,
Sapendo, con l’amaro in bocca, che avevamo ragione noi, e la storia ce lo sta dimostrando.

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Caro Carlo Nel bel mezzo di un ventennale in cui da tutte le parti ci si sporca la bocca sproloquiando, reinterpretando, e dissociandosi, noi continuiamo a raccogliere da terra quell'estintore. Cospirando, combattendo e sognando.

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