Due anni fa, il diciotto marzo del 2019, Lorenzo Orsetti, detto “Orso”, martire e partigiano, cade in uno scontro a fuoco in Siria, devastata da una guerra che ormai dura da dieci anni, lottando contro l’Isis.
Muore indossando l’uniforma dell’Unità di Protezione Popolare, milizia presente nelle regioni a nord-est della Siria, fondata nel 2004 come ala militare del Comitato Supremo curdo, il cui compito è difendere chiunque voglia devastare, portando guerra e disperazione, nelle zone abitate principalmente da curdi.
Aveva deciso di sposare la causa curda nel 2017, dopo aver conosciuto l’attivista anarchico Paolo Andolina, già stato in Siria, dimostrando che non tutti gli europei avevano intenzione di assistere inermi, senza alcuna presa di posizione, sull’ennesimo massacro in medio-oriente, sacrificando la vita per difendere un modello di realtà diverso, ecologista, femminista, fatto di uguaglianza, giustizia e solidarietà, in opposizione a quello “in cui tutti parlano la stessa lingua, quella degli interessi economici”, secondo le parole di Orso
La salma tornerà in patria qualche mese più tardi, pianto anche dalle autorità, le stesse che ritengono la compagna Eddi Marcucci che ha combattuto in Siria in difesa del modello a cui Orso ha dato la vita, una terribile criminale.
Compagno Orso, cercheremo di essere quella singola goccia da cui parte ogni tempesta, in difesa e in solidarietà ad ogni popolo in lotta.
Şehid namirin
I martiri non muoiono mai
Disegno di (Z)ZeroCalcare
