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NON CI FERMEREMO FINCHE’ LA VITTORIA NON SARA’ NOTAV!

Riportiamo la testimonianza di una giovane militante notav che ci racconta i fatti avvenuti a San Didero tra la notte del 13 aprile e i giorni seguenti. Nella giornata di sabato la Val di Susa si è animata di migliaia di persone che hanno marciato per una terra libera da grandi opere e militarizzazione. C’eravamo, ci siamo e ci saremo, ora e sempre NOTAV!


“La notte del 13 aprile comincia verso le 21 con ingenti movimenti delle forze dell’ordine su autostrade e statale, decine e decine di camionette, mezzi blindati e mezzi da lavoro che si muovono da Torino in direzione San Didero. Le FDO erano qualche migliaio -non un centinaio come è stato dichiarato dai giornali-ma grazie al passaparola si sono subito radunatə circa 200 solidali a San Didero per presidiare l’ex autoporto, diventato da qualche mese un presidio Notav stabile. All’inizio l’intenzione della polizia non era quella di sgomberare l’ex autoporto, volevano cominciare i lavori di costruzione del cantiere Tav e metterlo “in sicurezza”, ma avere un presidio Notav limitrofo al cantiere è un fattore di disturbo, quindi hanno iniziato a provocare violentemente il presidio, causando i primi tafferugli. I e le resistenti di san Didero hanno risposto alle provocazioni della polizia incendiando barricate e attuando diverse forme di resistenza. Dopo ore e ore di tafferugli, guerriglia e resistenza, il presidio si è disperso e sono rimastə 5 resistenti sul tetto dell’ex autoporto, che ancora oggi stanno resistendo.
La mattina seguente sono stati lancianti due concentramenti pubblici, uno a Bruzzolo e uno a Borgone, che si sono uniti sulla statale per raggiungere in una marcia pacifica San Didero, malgrado le forze dell’ordine avessero prima provato a tenere i due concentramenti separati, e poi abbiano iniziato a caricare e a provocare i e le manifestanti. Nonostante la violenza della polizia abbiamo provato a raggiungere le reti del cantiere e i/le resistenti all’interno dell’ ex autoporto, che è diventato un vero e proprio fortino circondato totalmente da FDO, che non hanno neanche fatto passare i sindaci, muniti di un permesso, che volevano accertarsi delle condizioni di salute dei e delle presidianti probabilmente feriti dai tafferugli della sera prima. Quindi ci siamo divisə in diversi gruppi per riuscire a raggiungere questo luogo completamente militarizzato ma la polizia ha caricato brutalmente creando altrə feritə.”


“Dopo questa mattinata impegnativa siamo rimastə tutto il giorno sulla statale a presidiare la zona. Alle 16 c’è stata la conferenza stampa dei sindaci e della rappresentante dell’ Unione Montana, in cui sono state fatte dichiarazioni di disappunto e preoccupazione per le modalità utilizzate per allestire il nuovo cantiere. Finita la conferenza stampa ci siamo concentratə al polivalente di San Didero, dove stiamo facendo assemblea pubblica ogni giorno alle 18. Da questa prima assemblea abbiamo deciso di muoverci verso il presidio dell’ex autoporto, e da lontano abbiamo iniziato a vedere uno schieramento infinito di camionette, idranti e forze dell’ordine che occupavo la statale da San Didero a Borgone: due paesi interamente occupati da camionette.
Siamo partitə con una marcia popolare e pacifica che aveva l’obbiettivo di riprendersi la terra che c’è stata sottratta con una forza muscolare arbitraria e violenta. Abbiamo subito raggiunto un area vicina al cantiere, dove noi giovani e giovanissime siamo statə nuovamente caricatə brutalmente dalla celere, che ha lanciato una marea di gas lacrimogeni anche sui campi coltivati dei contadini devastandoli… alla faccia della salvaguardia del territorio! La quantità di gas lanciati ha spinto un gruppo di manifestanti sulle ferrovie, dove ci siamo poi ricongiuntə. Qui la polizia c’ha circondatə da ogni lato, e siamo statə costrettə ad indietreggiare verso il centro abitato di San Didero, dove pensavamo non si sarebbero addentrati con tutti quei mezzi. Invece hanno iniziato a lanciare lacrimogeni e idranti in mezzo ai cortili e alle case dei e delle cittadine. Abbiamo deciso di indietreggiare per non mettere a rischio l’intera popolazione di San Didero, ma ciò nonostante siamo statə bersaglio di cariche ancora per un’ora circa.
Entrare in migliaia di forze dell’ordine all’interno di San Didero è già una provocazione di per sé e questo da l’idea delle conseguenze che porta la costruzione di quest’opera. I fatti accaduti in questi giorni smentiscono totalmente i giornali ed i media, che continuano a dichiarare che la costruzione del Tav è pacificata ed ha il consenso da parte di tuttə gli e le abitanti della valle. Se fosse davvero così non avrebbero bisogno di arrivare di notte con migliaia di forze dell’ordine per scortare gli operai, se quest’opera fosse veramente accettata dalla popolazione il cantiere non avrebbe bisogno di recinzioni con filo spinato.”

“La risposta di chi vive quotidianamente questa terra, incluse le amministrazioni locali è molto chiara, anche i sindaci della Bassa Valle e dell’Unione Montana hanno infatti denunciato che neanche le istituzioni comunali erano al corrente dell’inizio di questi lavori e di tutte le conseguenze amministrative che portano, come il blocco totale della tangenziale, che ha causato la chiusura di numerose attività raggiungibili solo grazie a quella strada, che attualmente è gremita di forze dell’ordine che non fanno passare nessun mezzo. Persino le ambulanze sono state fatte passare in seguito ad una trattativa. Le amministrazioni locali continuano a ribadire che non sono d’accordo con la costruzione dell’opera, ma vengono costantemente ignorate dal governo che promette di istituire tavoli di discussione e vuole passare come democratico, quando di democratico non c’è proprio niente perché le sorti sono già state decise.”

Il 17 aprile si è svolta una grande giornata di mobilitazione, che ha visto un corteo di migliaia di persone mobilitarsi per rispondere all’attacco perpetrato contro lə attivistə No Tav . Le forze dell’ordine che da giorni stanno occupando la terra valsusina per difendere il cantiere di un’opera inutile e mortifera, hanno sparato moltissimi lacrimogeni. Uno di questi ha colpito un’attivista No tav in pieno volto, provocandole diverse fratture al viso e due emorragie cerebrali. Come se non bastasse la polizia ha anche cercato di interrogare l’attivista, entrando in ospedale quando ciò non è permesso nemmeno ai parenti.
Stanno girando in rete diversi video che mostrano poliziotti sparare lacrimogeni cs (vietati dalla convenzione di Ginevra perché troppo pericolosi) ad altezza testa e addirittura un video che mostra dei carabinieri vantarsi di aver colpito in faccia dellə attivistə Notav. Queste sono le forze dell’ordine, braccio armato dello Stato che perpetua la devastazione delle grandi aziende, prevaricando le persone che da anni gridano forte che questa opera distruttiva non si deve fare. Ma sin da subito la forza della Valle e di tutto il Movimento No Tav non si è fatta attendere e numerose iniziative, striscioni e prese di parola si stanno susseguendo in tutta Italia per portare supporto e affetto a Giovanna.
Nel frattempo sul tetto del presidio dell’ ex autoporto di San Didero lə Notav continuano a resistere.
La Valle non si arrenderà mai e andremo avanti fino alla vittoria! Forza Giovanna!

Foto di Notavinfo Notav

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