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Senza soldi non si cantano messe

Voci dal precariato
È dall’inizio di questa pandemia che inevitabilmente tanti nodi problematici della nostra possibilità di accesso alla vita, e non solo, hanno iniziato a venire al pettine e si sono manifestati con una forza ancora maggiore rispetto alla “normalità”. Questa situazione, definita emergenziale, svela e acuisce una crisi economica, sociale, sanitaria ed ecologica che caratterizzava il nostro mondo già prima del Covid-19.
Le tante contraddizioni della nostra società e del nostro modello di sviluppo si intersecano tra loro in una fitta rete, nella quale già da prima della pandemia avevamo individuato alcuni nodi centrali, fondamentali sia nel determinare il problema sia nel delinearne una soluzione.
In una fase in cui la crisi globale va a colpire con ancora più forza ogni aspetto della nostra esistenza, in cui la partita si gioca sul piano dell’accesso alla vita stessa, il reddito diventa un tema centrale ed un fondamentale campo di battaglia.
Per questo motivo si apre questa rubrica, per restituire la voce degli sfruttati e delle sfruttate, della nostra generazione cresciuta e normata in condizioni precarie e con prospettive precarie.
Dai giovani lavoratori e lavoratrici agli e alle universitari* (cui il diritto allo studio non è garantito), l’unico modo per mantenersi è stato in questi anni il lavoro precario e saltuario, lavori in nero, contratti di apprendistato, di collaborazione, contratti a chiamata…
Con l’alzarsi degli affitti e del costo della vita, Bologna in questi anni è diventata una città sempre meno accessibile; le condizioni di lavoro e vita già precarie prima della pandemia, hanno portato tanti e tante a dover rinunciare a vivere e studiare in questa città. In questo periodo ancora di più, si rende quindi necessario ragionare sull’accesso al reddito, diretto e indiretto, per smarcarsi dal ricatto salute-lavoro, per tutelare tutt* coloro che, dentro e fuori la pandemia, vengono costantemente lasciat* indietro, perché la città e la vita stessa siano davvero accessibili a tutte, tutti e tuttu.

Voci dal precariato: il mondo dello spettacolo

Testimonianza di F., giovane lavoratrice del mondo dello spettacolo. Quando c’è stato il primo lockdown, stava facendo un tirocinio presso il Teatro Comunale: con lo scoppiare della crisi, non avendo in mano un vero contratto come lavoratrice dello spettacolo, ha avuto ben poche garanzie. Come per tantissimi e tantissime giovani, quello che era un lavoro con il quale mantenersi a Bologna si è dissolto senza lasciare traccia: né con una forma di reddito diretto, né come reddito indiretto F. e molt* altr* sono stat* tutelat*, venendo invece lasciat* indietro, senza indennizzi sufficienti non tanto a vivere dignitosamente, ma proprio a vivere, sopravvivere.

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