Dopo quasi 5 mesi di obblighi di firma, di divieti di dimora, di spazi sotto sequestro, cade per tutte e dodici le imputate l’ordinanza di misure cautelari.
Il tentativo portato avanti da questura e tribunali per criminalizzare il grandissimo portato di lotte emerso in città a seguito della convergenza del 22 ottobre, si sgretola finalmente tra le mani dei suoi fautori.
L’unica firma che da oggi mettiamo è quella sulla legittimità di portare avanti lotte sociali, sulla legittimità di bloccare una tangenziale, di entrare in un studentato di lusso, di occupare un immobile vuoto, di creare street parade, cortei e assemblee.
A chi si era impegnato tanto per montare questa scenata mediatica, a chi aveva sperato che con 12 misure cautelari il vento si sarebbe fermato, diciamo: è inutile farci perdere tempo, in migliaia abbiamo dato vita alle lotte di quest’anno e in migliaia eravamo, siamo, saremo pronte a continuare la nostra pretesa di vita bella.
Bologna è e rimane una città pulsante di lotte, bisogni e desideri. Ne è prova la primavera di occupazioni appena trascorsa, la solidarietà espressa durante tutto il periodo alluvionale, la marcia popolare del 17 giugno.
E adesso che questa farsa degli obblighi di firma è finalmente cessata, continuiamo a pretendere più forte di prima la liberazione degli spazi sociali ancora in ostaggio delle favole della questura.