
Come abbiamo dimostrato nei fatti in questi anni l’antifascismo per noi non è un mero slogan da usare in campagna elettorale ma una pratica militante da mettere in campo ogni qual volta un gruppo fascista pensi di poter attraversare le nostre piazze e i nostri quartieri seminando odio e disprezzo.
Da oltre sette anni il BITT è il festival che riempie le piazze, le strade e le aule della zona universitaria tra fine maggio ed inizio giugno con concerti, workshop, dibattiti e tornei con protagonisti i principali soggetti che abitano questi luoghi ossia student* e lavoratori precari che tramite l’autogestione possono riappropriarsi del tempo a loro sottratto dalle scadenze serrate dell’università e dal mercato del lavoro precario.

In questi anni che è tornata prepotentemente alla ribalta la questione ambientale abbiamo voluto portare l’attenzione sulle contraddizioni dell’Unibo occupando uno spazio inutilizzato all’interno dell’università al fine di creare uno spazio fisico di confronto sui temi dell’ecologia politica. Nonostante lo sgombero avvenuto in seguito la nostra lotta alla collusione delle istituzioni universitarie con mostri inquinanti come ENI non si ferma

Fondamentale al fine di poterci confrontare in concreto con un tipo di società alternativa a quella che viviamo quotidianamente è stata la relazione con l’esperienza del confederalismo democratico del Kurdistan al fianco del quale ci siamo schierato ogni qual volta esso è stato attaccato, facendo parlare i nostri muri e le nostre piazze dei martiri morti contro il fascismo dell’ISIS e della Turchia di Erdogan.

Importante è stato in questi anni il movimento NUDM che ha attraversato molti ambiti di lotta tra i quali l’università portando alla ribalta le istanze femminista e di genere per combattere il patriarcato ancora presente al fine di sradicarlo per sempre dalle nostre vite.

Da tre anni abbiamo arricchito il Batti il tuo tempo festival, il nostro festival di autogestione e controcultura dal basso nella zona universitaria bolognese, con un appuntamento che in questi anni ha portato sullo stesso palco decine di artisti, poeti, musicisti, teatranti sia gia affermati che alla prima esibizione, proponendo un modo alternativo di attraversare i nostri luoghi rispetto alle logiche di consumo imperanti.

La cacciata della polizia da Piazza Verdi nel maggio 2013 arrivó alla fine di un mese di duri scontri che avevano visto il CUA opporsi al tentativo, attuato tramite le cariche della celere, di proibire l’amplificazione nelle assemblee in Piazza Verdi, da sempre territorio antagonista e ribelle, allergico ai regolamenti che qualche burocrate pensa di potervi applicare per regolamentarla.

Per noi la pratica della riappropriazione di spazi e tempi è fondamentale per rompere la routine in cui ci vorrebbero semplici fruitori di servizi senza capacità critica.
Per questo le occupazioni serali di Via Zamboni e sono momenti nel quale gli studenti diventano protagonisti autogestendo gli spazi dell’università senza bisogno di deleghe istituzionali e creando controcultura dal basso.

Quando Salvini decise nel 2015 di fare la sua passerella in piazza Maggiore non pensava di certo che avrebbe trovato un muro umano fatto di studenti e studentesse che insieme ad altri soggetti che vivevano come un intollerabile provocazione la presenza del capo della lega nel cuore della Bologna meticcia, diedero vita ad un intensa giornata di lotta resistendo a numerose cariche su ponte Stalingrado ed arrivando alla sera alla conquista e liberazione di piazza Maggiore.

Per rispondere al cronico problema della ricerca di un posto letto dignitoso e ad un prezzo abbordabile che affligge gli studenti che vengono a vivere a Bologna nel 2013 e nel 2014 in via Zanolini ed in via Irnerio occupammo due stabili lasciati inutilizzati da decenni dedicando a loro il nome della piazza insorgente turca di Taksim. (Ph. Michele Lapini)

Alla decisione del rettore Ubertini di installare un svilente meccanismo di controllo all’ingresso della biblioteca di via Zamboni 36 al fine di snaturare quello che fino a quel momento era stato un luogo di aggregazione, socialità e lotta oltre che studio, gli student* reagirono smontando tali “tornelli”, decisione alla quale seguì la chiusura della biblioteca da parte dell’università.
Gli student* decisero allora di occupare la biblioteca autogestendola ma l’irruzione della celere che portò oltre che al ferimento di alcuni studenti anche alla parziale distruzione dell’aula studio alla quale si reagì con una serata di lotta che attraversò la zona universitaria e ad una lunga campagna di mobilitazione durata alcuni mesi che portò alla riapertura della biblioteca di Zamboni 36 senza i famigerati “tornelli”.
Ogni anno commemoriamo l’uccisione di Francesco Lorusso, militante e studente di medicina, avvenuta l’11 marzo 1977 da parte dei poliziotti di Cossiga al fine di ricordare a tutti che il fiore della rivolta non muore ma continua a germogliare nelle strade della zona universitaria bolognese e che per gesti rimasti impuniti come quello compiuto dalle forze dell’ordine nel 1977 non ci sarà mai perdono ne oblio.

A seguito della militarizzazione della mensa dell’università di Bologna per impedire le autoriduzioni che permettevano agli student* di poter usufruire di un pasto completo ad un giusto prezzo, ci fu nell’autunno 2016 un mese di intense mobilitazioni quotidiane al fine di ottenere una diminuzione del costo dei pasti in mensa con cortei, presidi e pranzi popolari che vennero duramente repressi dall’apparato poliziesco messo in campo da questura e Unibo.

Fin dall’escalation della violenza poliziesca contro la popolazione della Val Susa ci siamo sempre schierati a fianco di essa contro questa grande opera portatrice di devastazione. A Bologna vennero occupati i binari della stazione ferroviaria dopo alcuni scontri con la celere per protestare a seguito del ferimento di Luca Abbà nel 2010, inoltre per alcuni anni nella stessa piazza Verdi comparve un murales che celebrava la resistenza di quella terra ribelle.

Un’incredibile giornata di lotta caratterizzò la città di Bologna il 30 novembre 2010 quando oltre 15000 studenti scesero in piazza per manifestare la loro opposizione alla riforma Gelmini andando ad occupare l’autostrada con uno dei cortei più imponenti che si ricordano e tentando in seguito di occupare i binari della stazione ferroviaria andandosi a scontrare con le forze dell’ordine.