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Obscene Talk – Agit Porn ep.1

“Rivendico la mia paura di non farcela, il mio demoralizzarmi, l’avere dubbi senza soluzione di continuità, il mio non voler essere e apparire sempre al top e soprattutto rivendico gli spazi dell’osceno, del conflitto e della rabbia.

Ecco il podcast:

Per chi legge, segue la trascrizione:

  • Secondo te e secondo la tua esperienza quali fattori culturali alimentano il senso del pudore?

L’ondata di conservatorismo e di movimenti reazionari secondo me ha contribuito molto: ha portato tutta una narrazione diversificata, però dalle stesse intenzioni (la narrazione contro gli immigrati, il diverso..), ha portato con sé alla ribalta tutte queste tematiche. Non a caso abbiamo visto come tutti i temi circa l’aborto, forse anche la stessa legge sul divorzio, sono tornati in auge in senso negativo perché si parla di negare questi diritti. In questo contesto abbastanza reazionario sono diventati più forti i temi della censura e con esso il senso del pudore, il quale si appoggia molto ai temi della sicurezza. Viene utilizzata la scusa di difenderci e di tutelarci. Io ci trovo delle risonanze e delle assonanze tra le questioni sociali legate all’immigrazione e al pudore. Una connessione non esplicita, ma è lo stesso approccio discriminatorio e io lo sento affine. Non mi stupisce che ci sia un’esasperazione del senso del pudore. Pudore come vergogna: non è semplicemente qualcosa che teniamo per noi perché siamo delle persone discrete il che, tutto sommato, sarebbe una cosa plausibile ma teniamo per noi perché ci vergogniamo di quella cosa, ci da molto imbarazzo esporla e quindi per noi è sintomo di disagio.

Le cause: per esempio se ci concentriamo sulla questione dei social, che su internet sono le piattaforme che utilizziamo di più in assoluto, sono esse stesse fonte del senso del pudore: ci dobbiamo coprire perché il nostro nudo e certi nostri atteggiamenti potrebbero essere offensivi; i corpi, che sono di per sé dei dati oggettivi, diventano offensivi per determinate categorie di persone o addirittura pericolosi. Quali sono queste categorie (e qua si entra nel mondo dello stereotipo..)? I bambini, le donne oppure tutta una serie di persone che seguono determinati culti religiosi: c’è questa grandissima ipocrisia per la quale bisogna tutelare certe categorie di persone quando queste persone, se si autodeterminassero, potrebbero benissimo decidere per sé. Mi offende questo contenuto, non mi piace? Lo oscuro, non lo guardo: non mi sembra così complicato. Io non ci vado sulla pagina di Salvini perché per me è offensivo, non vedo perché un’altra persona non dovrebbe oscurare la mia pagina se le mie tette al vento le trova irriverenti. Magari con i bambini è più complicato perché nel bambino c’è più una certa curiosità e non sa discriminare certe cose, però considerando che siamo esposti ad una certa quantità di violenza e contenuti sessisti, razzisti o comunque sia violenti da tutta una serie di punti di vista, sicuramente è meno pericoloso fargli vedere due persone che trombano o le mie tette nude o di chiunque altro o un culo anziché un video di gente che va a sparare nelle scuole.

Claudia Ska del blog Agit Porn “Mi sono scontrata con reticenza, pregiudizi, tabù, ignoranza, sessismo, violenza e – a suggellare tutto ciò – la censura. Ho così capito che mostrarsi e affrontare il sesso pubblicamente non è facile e per lo più assume connotati negativi. Ho intravisto un risvolto politico in tutto questo, del resto la seconda ondata femminista rivendicò fra l’altro l’appropriazione del corpo e quindi della sessualità; vi ho letto una mancanza di educazione sessuale e affettiva, ho riscontrato bigottismo, moralismo, superficialità, disinteresse, paura e tutto ciò mi ha permesso di inscrivere due semplici passioni in un contesto più ampio che non riguarda solo me ma l’intera comunità.

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