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Trasformazioni e prospettive nell’Univer-città

Reddito di base incondizionato e welfare studentesco come uniche soluzioni per far fronte alla riaffermazione del neoliberismo.

L’attuale crisi pandemica ed il lungo periodo di quarantena che tutt’oggi ci ritroviamo a vivere, evidenziano in maniera ormai innegabile l’insostenibilità sistemica del modello di sviluppo capitalistico.
In uno scenario tanto denso di contraddizioni, la metropoli si sostanzia ancora una volta come un campo di battaglia da cui cogliere le trasformazioni in atto e in cui tracciare le nuove possibilità di conflitto che si aprono. 

Negli ultimi anni abbiamo assistito all’impossibilità di studenti e studentesse di trovare casa a Bologna. Ciò si è tradotto nella progressiva espulsione di questi/e e di tutte quelle soggettività dal profilo sfumato, come studenti-lavoratori, lavoratori precari ecc, costretti a spingersi sempre più lontano dal centro e dalla zona universitaria per avere una sistemazione dignitosa e accessibile. Questo in nome della vetrinificazione e museificazione di alcune zone del centro città. Con l’esplosione delle piattaforme come Airbnb e Booking, progetti di ‘rigenerazione’, come dimostrato dalle vicende legate agli sgomberi di occupazioni come ExTelecom o XM24, in favore di progetti millantati come nuove possibilità di vita (quale possibilità si cela dietro uno Student Hotel di lusso, accessibile soltanto allo studente-tipo che vive ormai soltanto in ricordi lontani, non si sa), politiche del decoro; Bologna si avviava verso una mono-coltura del turismo “mordi e fuggi”: permanenze brevi, eventi fieristici, esperienze enogastronomiche… e studenti e studentesse erano soltanto una fonte di denaro e di vanto in giro per l’Europa.
Che poi non riuscissero a vivere in modo dignitoso e sereno non era un problema che toccava realmente né al Comune né all’Università.  
Probabilmente, nel futuro prossimo assisteremo ad una crisi del turismo in tutte quelle città, come Bologna, che fino ad ora hanno basato esclusivamente la propria economia interna sul settore degli eventi o su quello enogastronomico. Ci si orienterà verso un turismo elitario, di “qualità”, e non di massa. Le piattaforme digitali non sono fabbriche del 900, sono molto versatili e “resilienti”.  Ciò vorrà dire, probabilmente, un momentaneo letargo ed un futuro, neanche troppo lontano, rinnovo del proprio essere provider di servizi turistici. Si ragiona già, infatti, di affitti di lungo periodo. Non ci sarà ovviamente posto per tutti i vecchi host. chi sarà a perderci, saranno proprio quei piccoli proprietari di casa che avevano come unica fonte di entrata gli introiti della propria camera/casa in affitto.

 

In tale contesto l’amministrazione comunale sembrerebbe rivolgersi nuovamente agli studenti, vediamo, infatti, tentativi “disperati” di enti del governo comunale, come il pressing e il finanziamento di affitti destinati agli studenti (le previsioni portano già una diminuzione del 10% di nuovi iscritti all’università per l’anno prossimo); proponendosi addirittura di incrementare l’arrivo di quella parte di composizione sociale che fino a poco tempo fa tentava di espellere dal proprio tessuto urbano.
Quanto il nuovo protocollo sulla questione abitativa e la presunta erogazione dei Bonus Affitti saranno capaci di venire incontro alle reali esigenze della comunità studentesca? Quanto invece tutto sarà influenzato dagli interessi dei tanti palazzinari e speculatori bolognesi?  

In tutto ciò, è appena scaduto il termine ultimo per il pagamento delle tasse universitarie. Tasse rimaste invariate per studenti e studentesse, nonostante gli oltre due mesi di didattica online, garantita soltanto grazie agli apparecchi tecnologici personali e alle connessioni Wi-Fi (sia di insegnanti che di studenti e studentesse).
I quasi tre mesi di quarantena appena trascorsi dimostrano l’estrema precarietà del mondo della formazione che, al di là di quello che si vuol far credere, ha subito un vero e proprio arresto durante questa epidemia.
Dopo decenni di riforme scriteriate in nome della meritocrazia e della privatizzazione, sono venute al pettine tutte le contraddizioni che  attanagliano tanto l’università quanto la scuola. E i provvedimenti attuati in questo periodo non sembrano minimamente cambiare rotta: è assente qualsiasi riflessione istituzionale rispetto al tema del welfare studentesco, non è stato programmato né un annullamento né una diminuzione delle tasse da pagare annualmente, tutto ciò in un contesto totalmente privo di qualsiasi servizio universitario.
Perché dovremmo pagare somme spropositate di tasse universitarie nel momento in cui è totalmente scomparso il servizio mensa e siamo impossibilitati ad usufruire delle sale studio? Come si può da un lato dichiarare di volere incentivare il rientro degli studenti in città, ma dall’altro non curarsi minimamente di erogare alcuna forma di reddito?

La crisi sanitaria, sociale ed economica ha colpito fuorisede che hanno perso il proprio lavoro precario, le cui famiglie non possono permettersi di pagare un affitto a Bologna.  I profili di Comune ed Università si fondono in questo momento creando un’unica silhouette, che ad oggi si guarda intorno e riconosce ancora una volta in studenti e studentesse fonte di denaro, non più inesauribile forse. E di nuovo, Università e città, diventano un campo di lotta tutto da conquistare  le cui contraddizioni si palesano quotidianamente, in cui non si riesce ad accettare che è questo il momento di ripensare ad un reddito universale incondizionato che possa realmente dare all’università la democraticità e l’accessibilità che vengono millantate ma che sono di fatto inesistenti. E’ questo l’unico modo in cui davvero nessun* venga lasciato indietro, come invece troppe volte in questi mesi abbiamo visto succedere. Un sistema universitario che si vanta di essere di massa ma che nel concretizzarsi dei problemi, ignora tutte le soggettività che non rispecchiano lo studente-tipo immaginato per attraversare l’Unibo, per attraversare la città. Vivere in precarietà non è più accettabile, è necessario immaginare un futuro prossimo libero dai ricatti.

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Caro Carlo Nel bel mezzo di un ventennale in cui da tutte le parti ci si sporca la bocca sproloquiando, reinterpretando, e dissociandosi, noi continuiamo a raccogliere da terra quell'estintore. Cospirando, combattendo e sognando.

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