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Salute e diritto allo studio non fanno parte del bilancio UniBo

Dopo le pressioni di studentesse e studenti, che per tre settimane consecutive hanno portato avanti proteste e contestazioni nella zona universitaria, tramite l’allestimento di un presidio continuativo in forma di un’aula studio autogestita all’aperto e a incursioni dentro al rettorato per esigere risposte concrete dall’amministrazione universitaria, quest’ultima si è ritrovata costretta ad aprire tre aule studio.
Questo oltre a non bastarci minimamente per il tempo e i soldi che ci hanno rubato, si mostra anche come un’ennesima presa in giro. Se infatti già di per sé concedere l’apertura di aule dove poter studiare a sessione estiva quasi terminata è qualcosa che ben poco risponde alle esigenze delle/degli student, è ridicolo credere di potersela cavare fornendo tre aule studio, che per forza di cose hanno posti limitati per il distanziamento sociale, pensando di accontentare 80.000 student e “mettendole in sicurezza” solamente con il “potente” mezzo di uno spray disinfettante, con cui se ti va puoi pulirti il tavolo. Il risultato sono luoghi sovraffollati, che non bastano ad accontentare la composizione studentesca, che si ritrova a far la fila per dover studiare in uno spazio che non è sicuro per la salute.

Questa è la dimostrazione che l’Università con le sue articolazioni non è un ente che si occupa di garantire il diritto allo studio, ma un’azienda speculatrice interessata solo al proprio guadagno economico e a quanto pare, disposta a speculare anche sulla salute e la sicurezza di studenti e studentesse.

Sono stati settimane senza mettere a disposizione luoghi dove poter studiare, nascondendosi dietro alla scusa che non c’era modo di renderli sicuri; ma la realtà è che non volevano investire per mettere in sicurezza gli spazi per renderli fruibili, perché non gli conveniva economicamente. Hanno preferito risparmiare sulla manutenzione, sulle bollette e tenersi tutti i soldi che hanno rubato in tasse piuttosto che investirli in prevenzione sanitaria.

E adesso dopo che hanno aperto tre aule senza alcuna reale forma di messa in sicurezza credono davvero di passarla liscia? Credono che ci beviamo che era mettere del disinfettante all’entrata ciò che era così impossibile fare e che ci possa bastare per sentirci sicur*? Che con tutti i soldi che si prendono ogni anno, concludendo il bilancio in positivo di milioni di euro, la spesa che l’Università di Bologna possa sostenere siano novanta centesimi di spray? Che con tutti i luoghi inutilizzati che sono in possesso dell’Unibo non ci siano posti dove poter studiare stando distanziati e riuscendo ad accontentare il numero di iscritti?

Durante una gravissima e globale emergenza sanitaria, che vede le persone in sempre più serie difficoltà economiche, l’Unibo pensa bene di ingrassare il proprio portafoglio sulle spalle di soggettività già rese precarie dal fatto stesso di fare l’Università, credendo che nessun* faccia una piega. Ma noi non ci stiamo a questa presa in giro ed esigiamo che tutti i soldi che ci sono stati rubati ci tornino indietro, visto che i servizi che l’Università dovrebbe garantire o non sono stati dati, o sono stati in forma totalmente scadente, dalle aule alla didattica online.

Per questo siamo andate e andati a far vivere i muri delle zona universitaria, proprio vicino alle inefficienti e non sicure aule studio, per dire che vogliamo: l’annullamento delle tasse del prossimo anno e delle more di questo; un servizio bibliotecario efficiente e la riapertura di tutte le aule studio nella reale tutela della salute; un semestre aggiuntivo gratuito per tutt*!

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