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#Iorestoacasa , ma chi paga?

Venerdì 3 aprile alle ore 17.00, assemblea pubblica online su Zoom.

⬇️LINK E INFO PER PARTECIPARE ALL’AASEMBLEA⬇️

– Da PC sarà possibile entrare direttamente tramite browser, mentre da telefono bisognerà scaricare necessariamente l’applicazione;
– E’ auspicabile inserire un nome per il proprio profilo Zoom, così da poterci interpellare reciprocamente;
– Una volta connessi bisognerà disabilitare tutti i microfoni, e accenderli solamente per fare un intervento;
– La telecamera invece potrà rimanere attiva durante tutta l’assemblea, e anzi è auspicabile;
– Gli interventi, per non creare confusione, si prenoteranno scrivendo direttamente sulla chat di Zoom e verrà rispettato l’ordine delle prenotazioni;
– Al termine di ogni intervento bisognerà spegnere nuovamente il microfono;

📍clicca su questo link per partecipare all’assemblea
👉 https://us04web.zoom.us/j/714703453

🤜🤛Spargi la voce e connettiti! Rompiamo l’isolamento e organizziamoci insieme!

Sono ormai tre settimane che dal nord al sud, da Milano a Palermo, la condizione di quarantena ha letteralmente paralizzato e stravolto le vite di tutti e tutte noi. Venti giorni fa infatti hanno avuto inizio le misure d’emergenza per il contenimento della diffusione del covid-19, virus che ha ormai egemonizzato l’immaginario popolare, caratterizzando l’inizio di questo nuovo anno solare con oltre 30000 mila morti nel mondo. Progressivamente in tutta Italia è stato dichiarato lo stato d’emergenza sanitaria, che ha determinato “a suon di #restiamoacasa” il blocco temporaneo di tutte le attività lavorative, economiche e sociali ritenute come non essenziali.

Una delle contraddizioni più evidenti di questa situazione emergenziale è certamente costituita dal luogo in cui trascorrere la quarantena. Con troppa facilità infatti, le istituzioni e l’opinione pubblica diffondono l’hashtag #iorestoacasa, sminuendo le difficoltà materiali e psicologiche che il rimanere confinati comporta, e rendendo quello della casa un problema del tutto individuale.

Agli studenti fuorisede si rimprovera di non tornare dalle proprie famiglie; prima dei runner eravamo noi gli untori, i traditori della propria terra a cui portavano il virus. Vogliamo mettere in chiaro una cosa: la crisi sociale oltre che sanitaria pesa anche su di noi, in maniera diretta o indiretta. Uno studente che ha scelto di rimanere a Bologna o nella propria sede di studi, che si barcamenava fra lavoretti di merda per pagarsi le bollette e mantenersi, quanto potrebbe resistere prima di dover tornare a casa? Come dovrebbe pagare l’affitto se questa situazione di quarantena si prolungasse? Chi è riuscito a tornare a casa in tempo, per quanto e perché dovrebbe pagare un affitto su di una casa in cui non risiede e non potrà risiedere per lungo tempo?

Noi studenti troppo spesso ci troviamo costretti a vivere in abitazioni fatiscenti, con stanze poco più grandi del nostro letto e senza alcuna finestra che si affacci sul mondo esterno. Siamo sicuri che sia effettivamente così semplice #restareacasa? Che non comporti alcuno sforzo? Che sia un sacrificio uguale tanto per chi abita in una lussuosa villa, quanto per chi vive in un monolocale?
Perché, in definitiva, viene (giustamente) esplicitata la necessità di rimanere a casa per bloccare il contagio del coronavirus, ma, dall’altro lato, non ci si preoccupa di creare le condizioni affinché ognun* di noi sia in grado di farlo?

Vogliamo poi mettere in comune tutti i problemi e le difficoltà che stiamo riscontrando nel proseguire la nostra carriera accademica, in Università come nell’Accademia delle Belle Arti. Siamo sicuri che lezioni ed esami online siano pienamente sostitutivi? Anche quando tutti i professori riuscissero a calendarizzare appelli da tenere su Teams, è veramente così semplice reperire libri e dispense? Quanto pesa sulle nostre tasche il non poter usufruire delle biblioteche, servizio per cui paghiamo migliaia di euro ogni anno?

In questo presente di spiazzante solitudine e incertezza, come student* dell’universit di Bologna riscontriamo la necessità di discutere col fine di collettivizzare la nostra condizione esistenziale, di condividere tutti i disagi che riscontriamo quotidianamente, di organizzarci per far fronte ai problemi prodotti e esacerbati da questa situazione globale. Per questo è importante riunirci in un’assemblea online venerdì 3 aprile, andando ad analizzare la questione degli affitti e attivandoci assieme per trovare una risoluzione a questa situazione di disagio che siamo costretti a vivere.

#Iorestoacasa ma chi paga?
Illustrazioni di Federico Antibo

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