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Testimonianza di M. sul bando covid di Unibo

Segue la testimonianza di Michele, studente Unibo, che aveva provato a partecipare al bando indetto dall’università per assegnare contributi di aiuto agli studenti e studentesse in difficoltà sul piano economico, a causa della crisi pandemia in atto.
Ancora una volta l’università di Bologna finge di aiutare gli studenti e le studentesse in difficoltà, stavolta indicendo bandi per cui vengono stanziate cifre irrisorie rispetto alla gravità dei problemi reali, lasciando per questo fuori tanti e tante che restano senza alcun tipo di aiuto e senza alcuna spiegazione.
Per saperne di più rimandiamo al seguente link:
https://cuabologna.it/2021/01/05/che-succede-dove-sono-i-soldi/
Se anche tu hai vissuto la stessa esperienza o altre situazioni di difficoltà e vuoi lasciare una testimonianza contattaci sui nostri profili facebook e instagram.

“Nel mese di giugno 2020 l’Università di Bologna pubblica un bando per l’assegnazione di contributi economici rivolto a tutti e tutte coloro che hanno subito le conseguenze negative della pandemia tuttora in corso. In teoria quindi, questa iniziativa doveva essere un aiuto economico a tutti gli studenti e le studentesse che si trovavano – e si trovano – in condizioni di disagio economico, familiare e/o personale. E penso ce ne fossero – e ce ne siano tuttora – tantissimi e tantissime.
Vista la pubblicazione del bando quindi non potevo che essere contento. Chi aveva necessità di questo tipo pareva che sarebbe stato aiutato dall’Università, come giusto che sia. Il bando era destinato a coloro che avevano subito almeno una tra queste situazioni: decesso di un percettore di reddito del nucleo familiare; perdita del lavoro di un percettore di reddito del nucleo familiare; sospensione dell’attività lavorativa (cassa integrazione – sospensione dell’attività imprenditoriale) di un percettore di reddito del nucleo familiare; gravi patologie dello studente o di un componente del nucleo familiare. Nel mio caso, è successo che mio padre era stato messo in cassa integrazione per l’intera durata del primo lockdown e per l’intero mese successivo, mentre mia madre, educatrice nelle scuole, non ha percepito alcun reddito per tutti i periodi di chiusura delle scuole, in più senza alcuna misura economica di sostegno né statale né aziendale. Insomma, quei soldi avrebbero aiutato parecchio.”

“Leggendo il bando sorgono immediatamente i primi dubbi e le prime diffidenze. I soldi stanziati sono 640.000 euro, cifra evidentemente troppo bassa se paragonata ai numeri della componente universitaria a Bologna e viste le gravi ricadute della pandemia. Non solo, il secondo dubbio che mi è sorto è stato vedere che vi erano dei requisiti di merito da raggiungere per essere destinatari di questo sostegno. Io fortunatamente ho una buona media quindi non mi sono fatto problemi nel proseguire con la domanda, ma credo sia estremamente ingiusto distribuire degli aiuti economici in base ai cfu conseguiti quando c’è una pandemia che colpisce tutti e tutte, anzi soprattutto coloro che si trovano in condizioni disagiate e che quindi dovrebbero essere aiutati indipendentemente dal merito accademico. Per completare la domanda era poi necessario allegare un’autocertificazione in cui descrivere la propria situazione, più almeno un documento che attestava la situazione di disagio (tra quelle sopraelencate).”


“Una volta superato tutto l’iter burocratico aspettavo solo la scadenza del bando – 29 settembre 2020 – per ricevere informazioni riguardanti ad esso. Nessuna notizia ad ottobre, uguale a novembre, uguale a dicembre. Dopo tre mesi di silenzio assoluto arriva una mail di cinque righe, tra l’altro mandata in un indirizzario pubblico in cui la privacy è stata totalmente violata, in cui si comunica che la domanda è respinta a causa della mancanza di un requisito, senza nemmeno specificare quale. Ovviamente il rammarico è tanto e la rabbia pure perché quei soldi servono e, visto il considerevole numero di studenti e studentesse che ha risposto alla mail nell’indirizzario pubblico chiedendo legittimi chiarimenti, possiamo constatare che tanti e tante in situazioni di disagio non hanno beneficiato di questo supporto.
Spero almeno che chi aveva più bisogno di me di questi soldi li abbia ricevuti e che questa iniziativa dell’Università non sia solo un’altra mossa per glorificarsi e celebrarsi, come purtroppo è spesso accaduto.
Intanto pretendiamo chiarimenti e spiegazioni subito e – perché no? – che l’Università metta a disposizione delle altre risorse per coloro che, pur in difficoltà, non hanno beneficiato di nulla.”

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