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Tasse e Servizi – Unibo: dopo un anno a che punto siamo?

A Bologna tutto tace, la zona universitaria è deserta, le biblioteche chiuse, i contagi salgono, le attività chiudono, in tant* perdono il lavoro, altr* finiscono in cassa integrazione.
L’Alma Mater, nonostante il periodo di crisi pandemica ed economica, non solo non si interroga sulle condizioni in cui vive la comunità studentesca, magari senza un computer o in una stanza da condividere con altre persone, ma decide di non sospendere il pagamento delle tasse, di non offrire nulla alla comunità studentesca impossibilitata ad accedere a qualsiasi servizio.

A quasi un anno di distanza, è davvero cambiato qualcosa?
Non bastano le innumerevoli mail del Rettore, in cui si narra una realtà totalmente estranea a quella che viviamo di giorno in giorno, per incentivare il ritorno della comunità studentesca a Bologna: sono innumerevoli i problemi che rimangono ancora irrisolti. In tante e tanti stiamo riscontrando grandissimo ritardo nei nostri percorsi universitari, a causa dello stato di disorganizzazione in cui vengono lasciati i tirocini formativi, molto spesso essenziali per un avanzamento negli esami.
La carenza di un prestito bibliotecario adeguato si trasforma in una implicita costrizione all’acquisto di ogni testo contenuto nei programmi delle varie materie, problematica ancora più sentita da studenti di facoltà come medicina o giurisprudenza, in cui sono richiesti libri particolarmente costosi.

L’Alma Mater ha davvero accolto le istanze della comunità studentesca?
Ad oggi, l’università continua ad ignorare ogni richiesta, quali l’annullamento delle tasse e maggiori spazi da attraversare autotutelandosi. E se da un lato le aule studio sono aperte, così come le biblioteche, dall’altro è anche vero che per garantire il distanziamento i posti sono più che dimezzati, che fare per chi non può usufruirne?

Cosa ha fatto Unibo per agevolare chi è stat* colpit* dalla crisi economica? Ha cercato di salvare il salvabile, dipingendosi come ente magnanimo col “Bando Covid”, mettendo a disposizione circa 640 mila euro, cifra irrisoria se paragonata alla comunità studentesca bolognese, con criteri per l’assegnazione particolarmente stringenti, legati al raggiungimento di determinati CFU ed esclude chi non ha un contratto lavorativo regolare.

L’anno accademica 2020/2021 è quasi terminato – dopo essere trascorso all’insegna di alcun servizio garantito alla comunità studentesca – e l’incombenza di marzo e delle ennesime tasse da pagare incomincia a farsi soffocante. È arrivato il momento di pretendere quel che ci spetta di diritto, sempre più forte, affinchè il diritto allo studio sia realmente garantito a chiunque e il desiderio di poter frequentare l’università non sia utopia ma realtà.

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