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HANNO AMMAZZATO YAYA, YAYA È VIVO!

All’interporto di Bologna è avvenuta l’ennesima morte sul lavoro, causata da una strage che sembra essere senza fine, Yaya Yafa, ventiduenne originario della Guinea Bissau, schiacciato da un camion, al suo terzo giorno di lavoro.

Ennesima morte sul lavoro, stesso copione mediatico, la parola “tragedia” rimbalza un po’ ovunque, tra le righe degli articoli di giornale, nelle interviste e nei commenti rilasciati, come se fosse un evergreen, un lasciapassare. La tragedia è, per definizione, oltre al genere letterario, un “fatto, evento luttuoso, grave sventura o disgrazia, che suscita sentimenti di dolore e terrore”, al ché ci interroghiamo su quanta sfortuna ci sia dietro, se Yaya, Luana, Adil sono morti di sfortuna e non per la violenza del ricatto del lavoro salariato, per la violenza padronale, di chi da sempre, accecato dalla produttività a tutti i costi, in nome del dio denaro. Ha davvero senso parlare di sfortuna, se muori durante un turno di lavoro, al tuo terzo giorno, perché nessuno ti ha dato direttive precise, se di sicurezza sul lavoro sai poco e nulla perché non hai fatto nessun corso?

Non sono “tragedie”, ma morti annunciate.

Nella violenza strutturale del lavoro a morire sono spesso persone migranti, sulle cui spalle non spetta solo la violenza razzista padronale o la violenza del ricatto del lavoro salariato – per cui, o lavori, a qualsiasi condizione o muori di fame, perché tanto ci sarà sempre qualcuno più disperato di te, pronto ad accettare condizioni inumane – ma anche quella istituzionale, col paradosso del permesso di soggiorno, che è necessario per lavorare, ma può essere ottenuto solo lavorando e che obbliga, di fatto, le soggettività migranti ad accettare qualsiasi compromesso.

Diamo la nostra più totale solidarietà e vicinanza alla famiglia di Yaya e allx lavoratorx in lotta unitx e compattx in sciopero. Non vogliamo sopravvivere rischiando di morire ogni giorno per portare a casa due soldi con cui campare, vogliamo una vita bella! E lotteremo finché non l’avremo tuttx!

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