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ROTELLATA PER UN ABORTO LIBERO, SICURO E GRATUITO

Ieri in occasione del quarantaquattresimo anniversario della Legge 194 ci siamo riprese Bologna con una grande e rumorosa rotellata per le strade della città. La legge 194 garantisce il diritto ad abortire ma pone una serie di norme, come l’obiezione di coscienza, che di fatto impediscono a molte donne di poter avviare serenamente un’interruzione volontaria di gravidanza. Abbiamo deciso di montare in sella alle nostre bici e di metterci i pattini ai piedi per riprenderci lo spazio che ci appartiene e per poter raggiungere tutti quei luoghi che ogni giorno mettono in discussione la nostra autodeterminazione e il diritto di scelta sulle nostre vite e sui nostri corpi.

Passando per la zona universitaria fino ad una farmacia, abbiamo reclamato contraccettivi e contraccettivi d’emergenza gratuiti. Vogliamo che l’Università ci offra la possibilità di accedere alla contraccezione gratuita anche se non siamo residenti, inoltre, non abbiamo più intenzione di permettere che in una farmacia ci venga negato il diritto di accedere alla pillola del giorno dopo.

Ci siamo poi fermate davanti ad una chiesa per opporci al ruolo di madre e moglie a cui l’educazione cattolica ci ha assegnate, e per rivendicare che nessuna omelia ne nessuna preghiera potrà mai privarci del nostro diritto di autodeterminazione. Abbiamo gridato per le strade #moltopiùdi194 e abbiamo espresso solidarietà alle compagne polacche e statunitensi. È recente, infatti, la notizia secondo cui la Corte Suprema intende votare l’annullamento della legge del 1973 che garantisce il diritto all’aborto negli Stati Uniti. Nel caso questa legge sia annullata, per una donna o soggettività con utero sarà possibile abortire solo se si hanno a disposizione dei supporti economici per poter rivolgersi a delle cliniche private.

Ma non serve guardare oltre oceano o un po’ più a est per vedere come il diritto all’aborto sia costantemente ostacolato. Nella nostra regione, che tanto si vanta di essere un’avanguardia progressista in Italia, l’obiezione di coscienza resta elevata e il servizio di supporto e accompagnamento all’IVG ancora insufficiente. Per questo abbiamo deciso di fermarci davanti ad un consultorio, per creare rete e dare supporto a tutte le soggettività che decidano liberamente di abortire. Rifiutiamo l’imposizione della traumaticità dell’esperienza dell’aborto e l’idea di dover tutelare la vita ad ogni rischio e costo e pretendiamo di poter attraversare questo percorso con le nostre sensibilità, senza sentirci colpevoli. Pretendiamo consultori sicuri e liberi dallo stigma, ovunque e per tutte, senza che questi siano un lusso o un’eccezione di cui vantarsi.

Abbiamo infine deciso di fermarci davanti al Sant’Orsola, il fiore all’occhiello della sanità della nostra regione, che presenta un tasso di obiezione di coscienza del 71%, il 20% in più della media regionale. Non vogliamo che il nostro diritto ad abortire sia affidato alla sorte e alla fortuna di trovare dellu medicu non abbiettoru.

È per questo che non ci stanchiamo di ripetere che non è una legge che contempla l’obiezione di coscienza e quindi la negazione di una pratica medica che può bastarci. Continueremo ad urlare finché ovunque, in ogni parte del mondo non ci sarà la possibilità di abortire, in maniera gratuita e safe. Finché non finirà lo stigma, finché un sistema dall’ossatura eteropatriarcale non scomparirà e i nostri copri riesploderanno al centro in tutte le loro forme e in tutte le loro libere scelte.

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