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LA CULTURA DELLO STUPRO È UN PRODOTTO SANO DI UN MONDO MILITARIZZATO

Abbiamo deciso di rimettere al centro i nostri corpi – gli stessi che nello spazio privato e pubblico vengono sessualizzati e sfruttati, quando non violentati ed uccisi – per urlare che ci appartengono e che saranno liberi al di là di ogni censura, al di là di ogni molestia che ci vorrebbe rendere invisibili e fare paura. Le molestie che subiamo non sono casi isolati, la violenza di genere è un problema strutturale della società patriarcale in cui viviamo e che ci opprime tutti i giorni in quanto donne e soggettività dissidenti.

Stanotte i nostri corpi liberi ed indecorosi gridavano “Strike the War”, per evidenziare la perpetuazione della violenza machista e patriarcale che si da tramite la guerra. I fatti di inizio Maggio a Rimini, che contano oltre 500 segnalazioni di molestie durante l’Adunata degli Alpini, contraddicono apertamente la retorica della “mela marcia” svelandosi, oggi più che mai, per quello che sono: prodotto sano della stessa società militarizzata che è responsabile del contesto di guerra in cui ci troviamo costrette a vivere. Le forze dell’ordine e militari onnipresenti nelle nostre strade e nelle nostre vite sono le stesse che in contesti bellici come quello ucraino opprimono corpi, territori e soggettività dissidenti in nome di gerarchie che hanno al proprio vertice ancora una volta il maschio bianco, etero, cis e abile.

Decidiamo di imprimere il nostro messaggio di diserzione della guerra su un muro dell’Università di Bologna, che solo qualche giorno fa si è riconfermata indissolubilmente legata a chi la guerra la prepara sui nostri territori, la legittima e la agisce: il Ministero della Difesa.[https://magazine.unibo.it/archivio/2022/05/30/universita-di-bologna-e-ministero-della-difesa-insieme-per-la-riqualificazione-delle-aree-militari] Non ci sorprende infatti, ma ci riempie di rabbia, apprendere della stipula di accordi sulla riqualificazione urbana delle aree militari tra UniBo e Difesa, che decreta il sapere di guerra come uno dei prodotti oggi più spendibili all’interno dell’Università e del mondo. Come studentə sfruttatə all’interno dell’Accademia rifiutiamo di essere parte di una macchina che si lega e cresce grazie e con chi porta avanti guerre devastatrici ad ogni latitudine del globo proprio a partire dai nostri territori, dai nostri corpi e dalle nostre università.

Come Laboratorio Cybilla abbiamo più volte agitato la necessità di sabotare questa e ogni guerra, in quanto strumento per mantenere logiche imperialiste, sessiste, xenofobe ed estrattiviste, che impediscono ai corpi e ai popoli la possibilità di autodeterminarsi. In questo scenario ancora una volta i corpi delle donne e delle persone lgbtq diventano territorio di conquista, soggette a stupri e private del loro diritto di abortire e della loro identità. Tutte queste linee di oppressione discendono da un sistema patriarcale che trova concretezza in un mondo militarizzato e negli scenari imperialisti attuali, che ne sono la massima espressione. Ed è per questo che oggi, nella giornata del 2 giugno che vedrà sfilare per le strade di numerose città parate militari sintomo di un clima bellico sempre più presente nella nostra quotidianità, anche come Laboratorio Cybilla siamo in viaggio per raggiungere il corteo nazionale lanciato dal Movimento No Base- Né a Coltano né altrove, perché ci opponiamo alla guerra, al riarmo, all’economia bellica e a questo continuo processo di militarizzazione nei nostri spazi e nei nostri territori. Oggi come ogni giorno lottiamo affianco delle sorelle ucraine, russe, palestinesi, curde e di tutti i popoli oppressi e che resistono; perché con l’azione di questa notte vogliamo indicare un chiaro nemico: una società militarizzata e patriarcale.

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