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Testimonianza di L. – SPACEWARS

I problemi che sono stati evidenziati in pandemia altro non sono che l’esasperarsi di una situazione precedente: la difficoltà nel trovare casa, i mezzi di trasporto del tutto inadeguati, i costi esorbitanti di vita a Bologna non sono certamente una novità.
Riportiamo la testimonianza di L., studente di medicina che in tutti questi anni ha cercato di barcamenarsi tra le difficoltà date dal vivere in una città come questa, cercando di raggiungere criteri di merito totalmente incoerenti con la realtà sociale che viviamo e rincorrendo le scadenze di Er.go.
Vogliamo spazi, servizi, trasporti e vogliamo uscire dal ricatto del merito a cui l’UniBo ci sottopone!

Il mio nucleo famigliare ha sempre avuto un isee compreso nella fascia più bassa, e questo mi ha garantito dal primo anno l’esenzione dalle tasse universitarie e una borsa di studio, legata però anche a requisiti di merito. Già durante il mio primo anno di università però, mi resi conto delle problematiche legate a questa situazione. In primo luogo la borsa del primo anno di studi ammonta a €2000 invece che i €5000 dei successivi, mentre il costo complessivo dei libri di testo è probabilmente il più alto di tutti i successivi anni di studi. Aggiungendo anche la caparra per una stanza in affitto, si capisce come l’agevolazione proposta da ERGO sia un aiuto davvero modesto.

Per tentare di ridurre le spese non cercai casa direttamente a Bologna, ma in un comune limitrofo, salvo poi valutare che i soldi risparmiati sull’affitto (e solo su quello, ovviamente non sulle utenze) non compensavano minimamente il costo dell’abbonamento ai mezzi. Il servizio inoltre era terribile; una corsa ogni ora e l’ultima poco prima delle 20:00. Riuscire a seguire le lezioni di mattina e poi i laboratori di pomeriggio, o anche andare a studiare in biblioteca dopo pranzo diventava veramente difficile. Ricordo anche che senza biblioteche con i costosissimi libri di testo in consultazione (studio medicina, e un libro può arrivare a costare anche 300 euro) non avrei potuto dare la maggior parte degli esami, quindi la questione di fruire di un’aula studio invece che preparare gli esami a casa è tutt’altro che secondaria.

Presi quindi una stanza in affitto fuori dalle mura, fortunatamente con un contratto 4+4 da poco stipulato con la proprietà. Dico fortunatamente perché se il canone annuale che io e i miei coinquilini pagavamo nel 2014 era nella norma rispetto ai prezzi che si trovavano in giro, negli anni successivi il contesto del mercato degli affitti cambiò parecchio, in peggio.

Considerando la necessità delle lezioni obbligatorie di pomeriggio e i tirocini alla mattina, la scelta era tra studiare nel poco tempo rimasto per soddisfare il requisito di merito, facendosi bastare la borsa, o cercare un lavoro e rimare inevitabilmente indietro con gli esami. Per i primi tre anni riuscii a rispettare i parametri di merito, al quarto anno rimasi indietro di circa 10 CFU, perdendo quindi il diritto alla borsa. Ma non termina qui il ricatto del merito, in quanto andare fuori corso implica la possibilità di perdere anche l’esenzione dalle tasse universitarie, indipendentemente dall’isee, a seconda del rispetto o meno di un ulteriore conteggio dei CFU.

Con l’aggiungersi quest’anno della pandemia sono riuscito a raggiungere per poco la quota di CFU necessari. La difficoltà aggiuntiva data dai tempi necessari all’università per allestire modalità d’esame virtuali, che ha ridotto enormemente il numero di appelli disponibili prima del termine del 10 agosto, abbinata alla chiusura delle biblioteche, non è stata infatti accompagnata da nessun cambiamento nei requisiti per il mantenimento della NO TAX area e della borsa di studio, che in molti casi diventano un miraggio a causa delle difficoltà date dallo studiare in una situazione come questa e dalla difficile reperibilità dei libri.

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