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Celere contro la fruibilità dell’arte di strada: Palazzo Albergati e la mostra di Bansky, Jago e TvBoy

Sulla scia del desiderio di lusso per tuttɜ, da via Oberdan 16 all’intera città, abbiamo attraversato le strade di Bologna rivendicando la Vita Bella che vogliamo a suon di musica, ribadendo che siamo stanch3 della precarietà a cui siamo relegat3 nella vita di tutti i giorni, tra studio compulsivo e lavori estenuanti, affitti improponibili e una socialità troppo cara, nell’indifferenza rivolta alla nostra necessità di autodeterminazione e costrettɜ da vincoli economici e burocratici a rimaner incatenatɜ alle nostre condizioni di provenienza.

Annichilendo il tempo della nostra vita, tentano di soffocare i nostri immaginari alternativi nella stringatura di uno stato di cose che non ci offre abbastanza, pur di mantenere saldo l’elitarismo dell’abbondanza ed il consumismo sfrenato a cui veniamo indottɜ.

Quest’abbondanza, la vogliamo anche noi. Sapendo che ci spetta, non ci accontenteremo degli scarti, delle briciole. Non permetteremo che la nostra creatività sia consumata dalla precarietà sistemica delle nostre vite.

Volendo rompere le righe di un sistema che sopprime il dissenso annegandolo nell’instabilità esistenziale, abbiamo indetto la costruzione di un moto Controcorrente che, recandosi a Palazzo Albergati, pretenda di godere dell’anticonformismo, a noi contemporaneo, delle opere di Jago, Bansky e TvBoy.

Siamo contrariɜ all’ennesimo tentativo di assorbire la controcultura e il dissenso incastrandolo nella stessa rete che gli artisti in questione cercano di recidere, la ragnatela della violenza capitalista, e offriamo uno sguardo sul presente che permetta di immaginare, tramite l’arte, un mondo diverso.

Siamo ostili a qualsiasi tentativo di rinchiudere le istanze di lotta negli schemi pre-esistenti, perché i nostri desideri non si possono piegar docilmente alle logiche di profitto per le quali l’arte di strada si trasforma in un bene di consumo ad alto valore, imprigionata in immensi palazzi museali e quantificata in costo di biglietto.

Vogliamo dare vita al dissenso che si manifesta nell’arte, che ispiri i nostri ragionamenti, fondi le nostre istanze e infuochi la nostra lotta per una Vita Bella.

Rifiutiamo la precarietà cui siamo vittime e pretendiamo la fruibilità gratuita alla cultura, affinché ci possa fornire gli strumenti per ridipingere la realtà che ci circonda.

Ma questo nostro desiderio di rompere le catene della diseguaglianza, è stato accolto da cinque camionette del reparto Celere, chiamate ad impedire che lɜ studentɜ visitassero la mostra sull’arte di strada che è stata strappata dalla sua dimensione e rinchiusa dentro Palazzo Albergati.

Abbiamo percorso la via del dialogo, provando a proporre un’autoriduzione fino 3€ per biglietto, ma l’ingresso ci è stato negato e le Forze dell’Ordine si son gonfiate il petto, minacciando violenze e tentando di intimidirci.

Dal canto nostro, pensiamo di poter dire che dell’arte di protesta, comunque, oggi ne abbiamo vista. Il dispiegamento ingiustificabile di celerini, schierato dinanzi all’entrata di una mostra che parla di strada, è la situazione che esprimono le opere che volevamo vedere.

Grazie, Questura! Incorniceremo la vostra performance e le assegneremo un titolo degno di nota. Poi, la esporremo nelle cento, mille altre occupazioni che si realizzeranno sotto i vostri nasi, che celate sotto caschi antisommossa quando vi predigate nella repressione contro lɜ studentɜ precariɜ.

Continueremo a lottare con la conferma di quanto già sapevamo: oggi, come ieri e domani, l’arte fatta dalla strada, per la strada, la protegge la strada.

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