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11 Marzo – Bandiere rosse al vento!

11.03.77 - 11.03.21, 44 anni dall'uccisione di Francesco Lorusso, da quei momenti in cui il movimento studentesco urlava forte la propria rabbia, e le eco delle lotte di quegli anni non hanno mai smesso di riecheggiare in ogni dove, in ogni angolo di Bologna, della zona universitaria. Sui muri, durante le iniziative, nelle occupazioni, nei cortei, nelle voci, nelle risate, negli sguardi complici de* compagn* e soprattutto nei cuori la memoria di Francesco ci ha sempre mosso, sempre spinto in avanti per continuare a lottare.

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CARLO E ARAFAT LIBERI SUBITO!

Stamattina, alle prime luci dell’alba, a Piacenza, c’è stato l’ennesimo attacco al movimento di classe emiliano, segnando di fatto, il sodalizio senza fine tra le forze dell’ordine e i padroni.

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Raccontare il ’77 – iniziativa on-line

A 44 anni di distanza dal 1977 ed in particolare dall'11 marzo di quell'anno, ci arrivano ancora le eco del movimento sociale che non è racchiudibile nell'arco di un anno solare ma che, innegabilmente, in quell'anno trovò il proprio culmine. I fatti, le parole e le immagini di quell'anno hanno sono giunti fino a noi oggi principalmente attraverso la pratica della memoria, collettiva o individuale. Escludendo infatti una breve parentesi, che ancora oggi è oggetto di qualche sporadico richiamo, di storiografia "giudiziaria" - ovvero basata esclusivamente sull'uso acritico di fonti criminali, verbali di polizia e sentenze di tribunale - è stata la memorialistica la principale voce di un periodo complesso fatto di rotture, alleanze, stravolgimenti e cristallizzazioni. È la strada tracciata dai diretti protagonisti di quegli avvenimenti, che già da qualche settimana dopo l'11, in "Bologna, marzo '77 … Fatti nostri" ammoniva gli esterni alla faccenda dall'esprimere giudizi.

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L’UNIVERSITA’ SIAMO NOI! – ASSEMBLEA ON-LINE

Esattamente un anno fa il nostro mondo si è fermato, un lockdown generalizzato ha congelato le nostre esistenze. Nonostante questo stand-by, nonostante il fatto che la pandemia non sia stata solo una costante minaccia alla nostra salute fisica ma abbia anche comportato un carico di stress, paura e sofferenza non indifferenti, nonostante la crisi sanitaria, che è stata ed è anche economica e sociale, la nostra università, nel nome del proprio prestigio, ha continuato ad imporre ritmi produttivi che non hanno mai smesso di essere frenetici.

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IN MENSA C’ERAVAMO TUTT*!

Ieri si è svolta la seconda udienza del processo, cominciato lo scorso 2 febbraio, a 23 studenti che parteciparono alle mobilitazioni contro il caro-mensa nell’autunno del 2016. Eravamo in centinaia ad affollare piazza Puntoni, e mentre al tempo provarono a chiuderci con lo schieramento della polizia, oggi quelle stesse ragioni vengono portate in Tribunale. Ma ripercorriamo velocemente che cosa è successo. I prezzi della mensa universitaria, appaltata alla società privata Elior, erano – e sono rimasti – tra i più altri su tutto il territorio nazionale. Proprio per avere dei servizi fondamentali ad un prezzo accessibile, dal 2014 si avviò una mobilitazione che rivendicava l’adeguamento dei prezzi allo standard nazionale, permettendone così un accesso garantito a tutti gli studenti. Di fronte alla latitanza di Er.Go e UniBo, la pratica dell’autoriduzione dei prezzi divenne il mezzo con cui centinaia di studenti e studentesse indicarono una soluzione concreta ad un bisogno concreto. «Oggi 3 euro possono bastare» era quello che cantavamo e quello che volevamo. Quindi la risposta della giunta Ubertini, nell’ottobre del 2016, fu la militarizzazione della mensa universitaria tramite l’ausilio delle forze di polizia. Teste rotte dai manganelli, cariche, caccia all’uomo in mezzo al traffico di via Irnerio, fermi, arresti, la zona universitaria presidiata come fosse una zona di guerra da camionette di polizia. Poi ci furono le accuse. Estorsori! violenti! – sic. I capi d’accusa sono pesanti quanto grotteschi, un castello di carta montato nella ricerca di un reato associativo mai concesso neanche dai giudici. E come non citare la doppia pena inflitta dall’UniBo ad alcun* denunciat, sospendendol per sei mesi dalle attività didattiche. Questa è un pratica che piace molto al Magnifico Rettore, che da allora ha usato, e tutt’oggi continua a usare come minaccia contro studenti e studentesse. Una prassi grottesca, tramite la quale Unibo si erge a giudice e dichiara arbitrariamente colpevoli, decretando una sospensione tramite un criterio che segue la logica del “colpevole fino a prova contraria”.

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  • Molto più di una casa!

    Si è conclusa oggi una tre giorni di riappropriazione, discussione e incontri sulle lotte abitative #CASEMATTE* (https://fb.me/e/25smRVl4E) tenutasi a Pisa in uno spazio occupato temporaneamente…da un convento ad una casamatta è un attimo! Un’iniziativa di confronto sulle tematiche sollevate dall’emergenza abitativa in cui stiamo ripiombando a seguito della pandemia e …

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  • LA STORIA DELLA ZONA UNIVERSITARIA È INDELEBILE!

    A due settimane da quando i muri di Via Zamboni hanno ripreso ad urlare al mondo i propri desideri, siamo costrettə a continuare a difendere quella rivendicazione di vita bella dall’impellente necessità istituzionale di cancellare qualsiasi traccia di ciò che non viene dall’alto, dalla certificazione, dal riconoscimento unilaterale di chi …

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  • TIME LAPSE!

  • TIME IS OVER

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